Dino Vitola Management

L’identità musicale dei Maneskin: patrimonio da preservare!

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Un buon album per la vera partenza rock dei Maneskin…

L’album dei Maneskin, IL BALLO DELLA VITA, è una produzione pop-rock pulita, piena di stile anche se con qualche brano che non decolla.
L’album si apre con New Song, forse il brano più potente dell’intero disco. Molto veloce, pronto ad invadere le radio con la sua melodia battente. Ci siamo!
Torno a casa, invece, è il capolavoro dell’album. Una ballata con quel velo di malinconia che la rende un diamante in mezzo una discografia italiana odierna pressoché mediocre.
L’altra dimensione è un altro brano davvero riuscito. Andare a tratti latino americano, a tratti rock, un connubio perfetto che spiazza l’ascoltatore e lo inchioda con un sound moderno. Peccato per la solita Marlena! Ma non sarebbe stato meglio cambiare ogni tanto il soggetto femminile?
Sh*t Blvd è una di quelle canzoni che non decolla, che rimangono lì ferme nel limbo senza una vera e propria direzione.
Fear fo Nobody, leggermente superiore della precedente per via di un inciso più efficace. I Maneskin rimangono ancorati al loro stile rischiando a volte quello strano copia e incolla che potrebbe confondere l’ascoltatore medio.
Le parole lontane: e ci siamo alla grande. Una ballata stupenda, che farà strada per via di quell’amaro sentimento che i Maneskin portano nelle loro canzoni. In quest’album le canzoni in italiano risultano essere sempre superiori a quelle in inglesi. Questo è un punto a favore della band, ora più orientata verso la gloria nazionale.
Immortale è un mix di pop- rock, elettronica e rap. Un esperimento però che non spicca per qualità, forse in questo punto dell’album arriva l’adeguamento alle mode odierne e francamente, i Maneskin non ne hanno bisogno.
Lasciami stare: ecco che ritornano sui loro livelli. Un bel pop con venature rock che fa ballare, riflettere, sono questi i veri Maneskin.
Are you ready: ecco un altro brano-esperimento, fuori dai canoni standard della band. Ma qui il tentativo è confuso, forse poco incline al pubblico dei Maneskin però, effettivamente, meglio un tentativo mal riuscito di andare su nuove strade che un sufficiente brano sempre con il solito sound.
Close to the top è un brano senza infamia né lode. Un riempitivo che non aggiunge nulla ad un album a questo punto variegato. L’inciso qua però funziona, pronto per la futura estate.
Niente da dire, ed ecco che si ritorna al made in Italy. Rime taglienti, concetti netti e precisi. Una canzone d’assalto nella parte testuale che però non trova la stessa forza nella musica, questa, infatti, priva di un vero e proprio cambio di ritmo.
Con Morirò da re si chiude l’album. Un brano con un mid-tempo martellante che crea l’atmosfera giusta per danzare, chiudere gli occhi e cantare. Un pezzo che funziona, eccome se funziona.
Eccovi servito il primo album di inediti dei Maneskin. Un album che dimostra la maturità di una giovane band che sa già cosa e come lo vuole. Alcuni brani sono esprimenti, altri strizzano l’occhio alle mode odierne, ma la base principale c’è ed è dirompente il tutto corredato all’identità musicale così netta e che traccia già un genere.
Voto 7.5

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