Dino Vitola Management

START: finalmente tracce del vero Ligabue!

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Start è un album che convince perché…

Ritorna Liga.

Ritorna con un album dalle mille sfaccettature.

Svolta artistica o tracollo musicale? Stiamo a vedere.

L’album apre con “Polvere di stelle”. Sembra un’apertura rock e invece si viaggia su binari prettamente pop. Ligabue c’è e vuole riprendersi la scena italiana. La melodia che rimane in testa è trascinata dall’elettronica, il testo invece rimane in un pericoloso limbo fra mille intenzioni provocatorie ed effettiva realizzazione finale. Siamo comunque ampiamente sulla sufficienza.

“Ancora noi”, invece, è un passo in avanti. Atmosfere anni 90, cori da stadio e un mid-tempo che convince davvero a fondo. Testo su ciò che è stato ma anche su ciò che sarà. Nessun rimpianto o forse l’illusione che tutto possa essere così. Ci siamo finalmente. Brano perfetto come prossimo singolo.

Su “Le luci d’America” già c’eravamo esposti tempo fa in una dettagliata analisi. Questo è un brano che ha delle enormi potenzialità ma che per via dell’invadente elettronica toglie molto del suo valore effettivo. È comunque un brano convincente. Qui ci voleva più coraggio optando per una scelta puramente rock.

“Quello che mi fa la guerra” alla numero 4. Un pop che ha come obiettivo quello di provocare le coscienze di chi vorrebbe sempre metterci il bastone tra le ruote. In realtà la canzone non spicca il volo rimanendo su registri medi che lasciano purtroppo il tempo che trovano. È evidente che manca qualcosa al brano per prendere il volo.

Traccia numero 5: “Mai dire mai”. Una dolce ballata, la prima del disco. L’inciso riuscito e radiofonico ricama un brano che non convince totalmente, un po’ come il testo che dovrebbe essere una sorta di lettera d’amore. L’assolo sul finale invece è strepitoso e alza il valore complessivo. La canzone diventerà o un must strepitoso tra i fans di Luciano oppure un flop da consegnare agli annali. Non esistono mezze misure questa volta.

“Certe donne brillano”, è il singolo più radiofonico dell’album, quello che farà salire Liga nelle vette più alte. Sembra quasi il secondo tempo de “Le donne lo sanno”, in chiave più melodica. Il testo è la parte più debole ma Liga sa bene che quando c’è un inciso del genere… tutto può passare in secondo piano. Avanti alla grande.

“Vita, morte e miracoli”, è una nuova ballata che si apre in chitarra acustica. Uno dei pezzi più belli, uno di quelli che ti fanno rimanere lì, al buio, con le lacrime tra gli occhi. C’è il Ligabue migliore, fra testo emozionante e melodia trascinante, da colonna sonora per il film più bello che possa esserci. Chapeau.

“La cattiva compagnia”, dovrebbe essere nelle intenzioni, il rockettone dell’album. Tra elettronica e ritmi sostenuti. Liga cerca di lanciare messaggi raccontando ciò che gli ruota intorno. La parte testuale regge l’urto ma le scelte musicali sono alquanto discutibili. Qui siamo proprio nel punto più basso dell’album. Forse l’unico brano insufficiente e da evitare.

“Io in questo mondo”, cerca di tirare su l’album. Liga sceglie ancora una volta la strada più melodica. Sembra più a suo agio in brani del genere che sorretti da imbarazzanti tentativi di rock elettronico. Non siamo davanti ad un brano che farà la storia ma tutto sommato rimane sopra la media. Inoltre, questa è una di quelle canzoni che ha bisogno di svariati ascolti per essere veramente apprezzata.

“Il tempo davanti”, chiude l’album. Malinconia, passato, schegge di vita che vengono rincorse da una chitarra acustica in stile falò. Atmosfere alla Bruce Springsteen. Qui i brividi arrivano forti, il nodo alla gola è assicurato. Tutto è dove deve essere. Il capolavoro assoluto del disco. Un titolo da tatuarsi nell’anima oltre che sulla pelle. È il colpo del grande maestro. Così si fa Liga!!!

Dopo il più che discutibile “Made in Italy”, Ligabue con “Start”, ruggisce come non faceva da tempo. Forse è ancora relegato alla troppa elettronica, e magari con una vena artistica che cede il fianco tante volte sui testi non sempre brillanti. Ma le melodie ci sono, e si percepisce subito che le parti strumentali sono state studiate molto nel dettaglio, in quanto è proprio lì… che l’album mostra la sua forza. Questa volta bisogna fare un plauso a Luciano per aver raggiunto una qualità che forse non si ascoltava più da tempo.

È un album, in conclusione, non certo incredibile ma sicuramente pieno di spunti interessanti e canzoni che hanno quasi sempre un loro perché.

Voto? Bè, un bel 7.5 pieno!!

Davide Beltrano IlFolle

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