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La “Metamorfosi” di Noemi!

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L’ultimo album di Noemi è…

Per Noemi questo non è un disco come un altro ma un punto di rinascita, una nuova ripartenza come da alcune settimane a questa parte, ama dire la cantante romana che sta spopolando nelle radio con il suo ultimo singolo “Glicine”.

Quest’album è una sorta di viaggio dentro la nuova Noemi e ce ne accorgiamo già dalla title-track “Metamorfosi”. Ballata potente, pregna di significato che spinge ad una resurrezione dei sentimenti proprio quando finisce una storia. L’inciso è quasi urlato, con tutta la forza dentro per tracciare un nuovo io nel quale la protagonista non ammette più repliche del passato.

“Ora”, la traccia numero due, è un mid-tempo elettronico che alza i ritmi fino al suo inciso molto radiofonico e pieno di fresca verve. Il brano non è fra i migliori e anche il testo sembra un continuo nei concetti del brano precedente: “Ora ci sono solo io”.

“Si illumina” è invece un’altra ciambella col buco. Noemi abbassa i toni per preparare il terreno all’esplosione. La musica trascinata dall’elettronica e da un pianoforte che accompagna l’ascoltatore a quel cambio di ritmo stupendo e che spezza la canzone in due. Una canzone che ti illumina dentro, che ti pone davanti a nuove speranze.

“Glicine” è il brano successivo. Ne abbiamo già parlato, una perla inestimabile che ci presenta la nuova Noemi, magari cambiata nel fisico ma ancora più forte nella voce e nella sua interpretazione. La ricerca dell’amore come fine massimo della propria esistenza.

E con “L’amore è pratica” si prosegue in questa ricerca smisurata all’interno del sentimento più grande. Il brano cede un po’ il passo ad un inciso che sicuramente sarà radiofonico ma non esplode per intensità e ritmo. Una canzone che passa un po’ così.

“Limite” è la ballata alla Noemi: intensa, con strofe veloci che arrivano poi all’inciso esplosivo sia nella vocalità della nostra Leonesssa sia nel testo che raggiunge il fulcro della sua importanza.

“Senza lacrime” è un urlo disperato, quasi una richiesta di aiuto riferita a chi nella vita magari ci ferisce ma dal cuore non va mai via. C’è un’alternanza molto interessante nelle strofe che vanno giù di tono per poi ritornare su, un aggancio perfetto per l’inciso dove Noemi fa passare dentro il concetto principale del brano: “Alla fine non siamo umani senza lacrime sul viso”.

“Tu non devi” è il primo brano dell’album che ti fa battere il piede al ritmo di una melodia estiva, quasi spensierata. Si sceglie la strada della leggerezza ma non calando mai il livello testuale. Ci sono passaggi importanti che donando forza a chi ascolta il brano, la solita benzina per affrontare nuove esperienze e non lasciarsi andare alle chiacchiere della gente.

“Solo meraviglie”: il mid-tempo tutto elettronico, forse qualcosa di già risentito e anche nel testo c’è qualche passaggio a vuoto, non propriamente di qualità. Una sorta di tentativo fra il tormentone facile e una canzone dal contenuto più importante. Il risultato lascia un po’ interdetti…

“Big babol”: strofe veloci, quasi strofe rap molto particolari, in cui Noemi regala forse la sua interpretazione migliore, piena di colori e sfumature straordinarie. E la canzone fa lo stesso andando avanti e indietro nella sua velocità che rimane il leitmotiv di tutto il brano. La canzone più originale e una delle migliori sicuramente. Il testo fotografa attimi della protagonista in mezzo ad una quotidianità che segna chi siamo e chi siamo stati. Un ricordo a chi non c’è più in mezzo alla visione del proprio futuro.

“Musa” è il brano più intimo, dove la chitarra acustica apre alla voce di Noemi che diventa l’assoluta protagonista. Nella seconda parte entra in gioco una batteria elettronica che detta il ritmo. Un brano elegante, molto profondo nei concetti che sono un’oasi di fiducia verso se stessi e il mondo circostante che troppe volte ci appare un’assoluta merda.

E’ un album molto variegato e che incide in modo netto questa necessità di Noemi di ripartire comunque e sempre da sé stessi. Forse non il suo migliore lavoro discografico ma sicuro è quello più importante per una serie di concetti che sono la sua summa musicale in bilico sempre fra il passato da non rinnegare, ma anzi, da valorizzare ancora di più e questo presente di ripetute primavere.

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